Secondo un sondaggio realizzato attraverso più di 16000 interviste online nel 2018 in 14 nazioni di Europa e Nord America trascorriamo ormai  il 90% del nostro tempo in spazi chiusi. La recente pandemia non ha fatto altro che acuire questa situazione. Ovviamente, questo stile di vita comporta un sempre minor accesso alla luce del sole, e questo può portare anche delle problematiche gastrointestinali

La luce solare, attraverso i raggi ultravioletti B (UVB) è infatti necessaria per sintetizzare a livello della cute la gran parte della vitamina D3, anche detta colecalciferolo, a partire dalla sua forma pro-vitaminica di origine vegetale, l’ergosterolo. 

Va anche detto che la vitamina D può essere anche assunta con il cibo, nella sua forma detta ergocalciferolo ( o vitamina D2). Essendo una vitamina liposolubile, gli alimenti che contengono le più alte concentrazioni di vitamina D sono soprattutto quelli caratterizzati da un’alta concentrazione di grassi, come l’olio di fegato di merluzzo, alcuni pesci (per lo più salmone, aringa, tonno, sgombro), tuorlo d’uovo… Anche alcuni tipi di funghi sono molto ricchi di vitamina D2.

Una volta introdotta nel nostro organismo (sia attraverso il cibo che attraverso i raggi solari), la vitamina D viene poi convertita nella sua forma biologicamente attiva, detta calcitriolo. Mediamente, le concentrazioni di calcitriolo in un adulto provengono per circa il 90% dalla vitamina D3 (e quindi dalla pelle attraverso i raggi solari), mentre per il restante 10% dalla dieta. Alla luce dei dati sopra riportati, non c’è quindi da sorprendersi se almeno l’80% della popolazione italiana presenta segni di ipovitaminosi D.

Il ruolo della vitamina D nell'apparato gastroenterico

La vitamina D ha un ruolo centrale nell’omeostasi dell’apparato digerente.

Infatti, ben nota è la sua azione sul sistema immunitario, che è fondamentale nel processo digestivo: da una parte deve mantenere l’integrità della giunzioni cellulari intestinali impedendo il passaggio di sostanze patogene nel circolo sanguigno, dall’altra si deve permettere l’assorbimento delle sostanze nutritive e il benessere dei numerosissimi batteri del microbiota intestinale, che non devono essere attaccati dalle cellule del sistema immunitario.

La vitamina D attiva si lega al suo recettore intracellulare e induce la trascrizione a livello del nucleo delle cellule immunitarie di numerosi geni che favoriscono la produzione di peptidi anti-microbici e di proteine delle giunzioni cellulari, garantendo quindi una migliore controllo della permeabilità intestinale. Non è quindi un caso che i pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali (come la malattia di Crohn o la colite ulcerosa), caratterizzate da un aumento di permeabilità intestinale e da una reazione immunologica eccessiva, presentino molto frequentemente importanti deficit di vitamina D. Ci sono infatti anche dei dati che dimostrano come la supplementazione della vitamina D possa migliorare la risposta terapeutica in questi pazienti.

Un aumento di permeabilità intestinale è presente anche nella sindrome dell’intestino irritabile, e favorisce uno squilibrio del microbiota intestinale con la produzione di gas che induce il meteorismo, che spesso è il sintomo centrale di questa sindrome. Una recente review ha dimostrato come sia più efficace la somministrazione di vitamina D associata a probiotici rispetto ai probiotici in monoterapia per un miglior controllo dei sintomi da intestino irritabile.

Un intenso meteorismo, tipicamente post-prandiale, è presente anche nella dispepsia funzionale, che è caratterizzata dalla difficoltà a digerire determinati alimenti. Questa problematica può essere dovuta ad una gastrite, ma spesso è legata ad un rallentato svuotamento gastrico, indotto in gran parte dall’attivazione del sistema nervoso enterico, soprattutto nei periodi più stressanti. Alcuni studi mostrano come il recettore della vitamina D possa agire sulla sintesi di neurotrasmettitori nell’apparato digerente, ma i dati non sono ancora conclusivi… Viceversa, la luce solare, indipendentemente dalla vitamina D, è in grado di aumentare la produzione di serotonina, noto neurotrasmettitore “della felicità” a livello cerebrale, ma soprattutto ottimo procinetico a livello gastrico (stimola quindi la peristalsi intestinale).

Per concludere, quindi, l’esposizione al sole induce un aumento della vitamina D nel sangue, facilitando l’equilibrio dell’apparato gastrointestinale. E’ pertanto consigliabile esporsi al sole il più possibile (con le adeguate protezioni), soprattutto se si presentano disturbi gastrointestinali.

I benefici del sole sull’apparato digerente
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